LE RIFLESSIONI, IN UNA POESIA, DELLA SCRITTRICE MARIA IANNACCONE
La recensione della Dott.ssa Stefania Cicchiello

La poesia “Il borgo” della scrittrice Maria Iannaccone con la recensione in chiave psicologica della Dott.ssa Stefania Cicchiello, psicologa,
psicoterapeuta e autrice, vi offre nuovi spunti di riflessione.
IL BORGO
Un’aria spettrale avvolge il borgo.
Che è stato della sua storia
millenaria di fede, arte e tradizioni?
Sirene mendaci e avide di potere
hanno frantumato la comunità,
stritolato vite condotte nel silenzio
tra affanni, fatiche e sudori…
E ora… nella notte, il buio resuscita
voci, urla, risate di bimbi,
volti sereni del tempo in cui radici forti
annodavano la gente alla propria terra.
Cani e gatti dormono
nella tranquillità di morte
e tra le vecchie mura visi rugosi,
bagnati di nostalgia,
segnati dalla solitudine e dall’abbandono,
riposano in attesa di un demiurgo buono
che districhi la matassa
e porti l’ingessato borgo
a fulgido splendore.
RECENSIONE
“Il borgo” non è solo un luogo abbandonato, ma il riflesso di una parte di noi che ha smesso di essere abitata e che un tempo era colma di
vita, voci e legami. È un vuoto sospeso tra memoria e nostalgia, tra radici e speranza.
La poesia esplora bene questa nostalgia profonda, considerata da Jung come il richiamo dell’anima alla propria completezza.
Le "sirene mendaci" ammaliando con le illusioni moderne ci allontanano dall’autenticità, ma dall’oscurità emergono ancora voci e risate,
tracce di un’identità che non vuole svanire.
Tutti noi, custodiamo un angolo interiore che, come il borgo, attende di essere rianimato. Basta una nuova consapevolezza (un demiurgo
buono) per riportare luce dove ora c’è ombra.
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